I bambini, durante la fase delle prime pappe, iniziano a mangiare e a esplorare tutti i sapori, soprattutto frutta e verdura, con entusiasmo. Guardano con eccitazione ogni cibo che presentiamo a tavola e assaggiano con piacere tutto quello che è commestibile.
A partire dal secondo-terzo anno di vita, spesso iniziano a restringere le loro scelte alimentari, preferendo il consumo ripetuto di pochi cibi, rifiutando l’assaggio di cibi nuovi o di alimenti che prima venivano gustati con piacere.
I bambini e la paura del nuovo
Quando a tavola sentiamo dire con disgusto: «Non mi piace!», dobbiamo sapere che si tratta di un comportamento naturale definito dai ricercatori che lo hanno studiato “neofobia ai cibi”. Ora siamo nei guai. Una dieta sempre variata e ricca di frutta e verdura ha un effetto benefico sulla salute, ma sappiamo anche che nostro figlio facilmente rifiuterà questo tipo di sana alimentazione. Come fare, allora?
I ricercatori, che hanno studiato questo comportamento, hanno dimostrato che tale modo di fare è influenzato al 75% dalla genetica (e qui possiamo intervenire ben poco), ma, buona notizia, al 25% è influenzato dall’ambiente, quindi dai comportamenti di mamma e papà. Qualcosa, allora, si può fare.
Dare il buon esempio
Innanzitutto, si può continuare a offrire un cibo nuovo anche se il bambino lo rifiuta: è stato dimostrato che anche dopo 10-20 offerte ripetute, il bimbo inizierà ad assaggiare quel cibo. I bambini imparano spesso per imitazione: se un genitore ha una dieta variata e mangia sempre con piacere ed entusiasmo, a ogni pasto, frutta e verdura, il bambino potrà imparare attraverso tale testimonianza ad assaggiare questi alimenti. Anche l’osservazione tra pari, alla mensa dell’asilo o della scuola d’infanzia, può aiutare molto.
È stato inoltre sperimentato che il bambino imita il comportamento dell’eroe preferito; ai tempi dei cartoni animati di Braccio di ferro ci fu un notevole aumento del consumo di spinaci in scatola da parte dei bambini: occhio quindi alle preferenze alimentari degli eroi che i nostri bambini vedono sullo schermo o nelle pubblicità!
A tavola è importante il rispetto della persona. Quando noi diciamo: «È buono per te: mangia», diamo un giudizio che non spetterebbe a noi, ma al bambino. Ecco, proviamo a immaginare come ci potremmo sentire noi se una persona ci parlasse in questo modo. Possiamo dire, invece: «Ha un buon sapore, mi ha fatto piacere assaggiarlo. Che sapore ha, secondo te?». Offrire non vuol dire mai insistere: è stato dimostrato che insistere perché il bambino mangi rafforza il disgusto per quel cibo
Non insistete mai!
Assaggiando s'impara
i sono altri trucchi speciali che vi sveliamo con piacere. Già nella pancia della mamma, il bambino assapora i cibi di cui lei si nutre. Se la futura mamma si alimenta con cibi sempre diversi e sani, è stato confermato che il bambino, al momento delle pappe, preferirà i sapori di cui ha un ricordo fetale!
Così è anche per la mamma che allatta: il latte materno prende il sapore dei cibi che la mamma mangia durante il giorno. Il bambino non rifiuta ma gradisce il sapore del latte della mamma che varia di continuo e questo favorirà un divezzamento ricco di entusiasmo del bimbo verso nuove proposte: più sapori durante l’allattamento favoriscono un divezzamento ricco di nuovi cibi.
Quindi non ci sono cibi da non mangiare perché danno un cattivo sapore al latte: è vero il contrario! Più “degustazioni” farà il bambino a partire dallo svezzamento, minori saranno le sue neofobie da grande. Un motivo in più per non ritardare l’introduzione di cibi nuovi.